Risonanza Magnetica
Viene utilizzata per la diagnosi di una grande varietà di condizioni patologiche perché permette di visualizzare sia lo scheletro/articolazioni e muscoli, sia gli organi interni, attraverso l’acquisizione di sequenze di immagini secondo i piani dello spazio ritenuti più adatti al tipo di studio e secondo diverse “pesature”, al fine di meglio distinguere un tipo di tessuto da un’altro ed ancora una componente tissutale patologica da quella sana, che pertanto avranno intensità di segnale diversa in base alle loro componenti.
E’ dannosa per la nostra salute?
La risonanza magnetica non è dannosa e non è dolorosa; non prevede l’uso di sostanze radioattive né di radiazioni ionizzanti come quelle dei raggi X, ma sfrutta campi magnetici, simili a grosse calamite, e onde a radiofrequenza simili a quelle utilizzate per la radio e la televisione. Allo stato attuale delle conoscenze non c’è ragione di credere che possa provocare danni nemmeno a distanza di tempo. Gli unici fastidi che si possono avvertire durante l’esecuzione dell’esame derivano dal rumore provocato dalla macchina peraltro ben tollerato e, nelle apparecchiature chiuse, dal senso di claustrofobia che, soprattutto in passato era provocato dal fatto di rimanere chiusi in un grande cilindro, il tanto temuto “tubo chiuso”. Questo limite o fastidio è del tutto superato con le nuove apparecchiature “aperte”.
Quanto sono fedeli le immagini digitali prodotte dalla risonanza?
La rappresentazione iconografica con immagini delle strutture interne del corpo è assolutamente affidabile e corrisponde alla reale anatomia, con eccellente risoluzione spaziale (possibilità di eseguire accurate misurazioni) e alta risoluzione di contrasto, caratteristiche intrinseche alla metodica che permettono di distinguere tra loro i tessuti e peraltro peculiari delle apparecchiature di ultima generazione, molto performanti anche a basso campo per lo studio delle patologie muscolo-scheletriche.
Se il paziente dovesse soffrire di claustrofobia o altri disturbi psichiatrici come vi comportate?
Nel caso degli apparecchi chiusi, la claustrofobia è certamente un forte limite, superabile con la sedazione o in alcuni casi con somministrazione di farmaci ansiolitici; chiaramente tale limite non esiste nel caso di apparecchiatura aperta, poiché la sola parte del corpo da esaminare viene posta al centro del magnete, che comunque non è una struttura chiusa; inoltre, il fatto che sia “aperta”, trova ampio utilizzo nei bambini (che possono eseguire l’esame anche accanto al genitore) e nei pazienti sovrappeso, che altrimenti farebbero fatica a permanere nel magnete chiuso ed angusto
Come si esegue l’esame?
Per eseguire l’esame al paziente viene chiesto solo di distendersi su un lettino e di restare fermo e rilassato per tutta la durata dell’esame (20 min circa). Il Tecnico Sanitario di Radiologia (TSRM), sempre presente durante l’esame e che monitora la situazione, fornirà indicazioni e supporto al paziente ed esegue l’indagine secondo le indicazioni del Medico Radiologo ed in base al distretto corporeo da esaminare. Nello studio delle patologie muscolo-scheletriche è molto raro che si ricorra all’uso di agenti di contrasto (MdC) iniettati per via venosa; in casi particolari si eseguono delle RM, dette Artro-RM, dove appunto l’agente di contrasto va iniettato con un sottile ago dal Medico all’interno dell’articolazione al fine di distendere la stessa per meglio valutare le fini strutture intrarticolari.
La risonanza è complementare alla TAC oppure può sostituirla?
Alcune volte è complementare, altre volte no, nel senso che per determinati studi è di gran lunga superiore alla TC. Dipende da ciò che si deve esaminare; per alcune patologia o distretti è indicata la TC, per altri la RM, pertanto una metodica può essere il gold standard rispetto ad un’altra. Nello studio della patologia muscolo-scheletrica e quindi strutture articolari/capsulo/meniscali e dei legamenti così come per valutare l’edema osseo è la metodica più indicata, anche rispetto all’ecografia ed ovviamente alla Radiologia Tradizionale proprio in virtù delle caratteristiche intrinseche sopra descritte; ciò non toglie che spesso metodiche di primo livello come l’ecografia o gli RX possano dare informazioni dirimenti e necessarie, quindi complementari alla RM per una più corretta diagnosi.